martedì 27 marzo 2012

ANNALISA DURANTE UCCISA A FORCELLA OTTO ANNI FA. DON LUIGI MEROLA: DATE UN LAVORO AL PADRE"

 Annalisa voleva andare via da Napoli. Sognava una vita diversa e forse ci sarebbe riuscita  se quella sera, il 27 marzo del 2004, un sabato sera,  una pallottola non l'avesse centrata alla testa, nei vicoli dell'antica Vicaria, durante uno scontro a fuoco tra camorristi, mettendo la fine alla sua esistenza a soli 14 anni.

"Vivo e sono contenta di vivere, anche se la mia vita non è quella che avrei desiderato. Ma so che una parte di me sarà immortale". Scriveva così nel suo diario  Annnalisa e aggiungeva: "Cari genitori, quando Pasqua sarà veramente festa di Rinnovamento, papà avrà un lavoro vero e noi andremo via da Forcella".

Ma a otto anni di distanza da quella tragedia, nemmeno il papà di Annalisa ha un lavoro. E don Luigi Merola, l'ex parroco di Forcella, denuncia:
«È una assoluta vergogna: a otto anni dalla morte di Annalisa, il Comune, la Provincia e la Regione oltre che le associazioni Libera e Polis, hanno totalmente dimenticato la famiglia Durante. Senza un impiego sicuro, papà Giovanni è ancora costretto ad arrangiarsi». Don Luigi Merola, ha denunciato questa situazione nel corso dello 'Specialè in onda questo pomeriggio alle 17,30 sul circuito Lunaset. «Forcella e i suoi vicoli - ha detto don Luigi - sono ripiombati nel buio delle coscienze, i giovani abbandonati a se stessi. Ma è gravissimo che lo Stato e le associazioni contro la camorra si siano dimenticati del papà di Annalisa». Ricorda don Merola: «All'inizio, dopo la tragedia eravamo riusciti a dare un lavoro a Giovanni Durante che però poi, a causa della crisi economica che affligge il nostro Paese, è stato licenziato. Oggi i Durante vivono tra mille problemi.

Il papà di Annalisa si dice fiducioso nello Stato ma intanto - ha continuato don Luigi - rivolgo un appello ai responsabili di associazioni quali 'Liberà e 'Polis' affinchè trovino un impiego a quel padre cui gli hanno massacrato la figlia». Una denuncia forte quella di don Luigi Merola che si estende anche al resto delle Istituzioni: «A Forcella il cammino di speranza intrapreso all'indomani dell'omicidio si è purtroppo interrotto. Oggi è necessario che il bene continui a far rumore, che la Chiesa faccia la sua parte. Basterebbe che tutte le duecento parrocchie di Napoli aprissero le loro porte per sottrarre i minori alla devianza e alla criminalità». Don Luigi ha infine parlato del suo ritorno a Napoli: «Sono contento, ringrazio il cardinale Sepe che mi ha voluto nuovamente qui. Adesso sono parroco della chiesa di San Bartolomeo a Brecce nei pressi di piazza Garibaldi, a due passi dalla mia Forcella, ed ho tanto da fare tutto il giorno».

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