lunedì 17 dicembre 2012

MENA MORLANDO, UNA VITA SPENTA SENZA UN PERCHE'

E’  il 17 dicembre del 1980. Sono da poco passate le 18,30. Mena Morlando, una ragazza di 25 anni, sta andando in lavanderia con una busta di panni da far lavare. La lavanderia è ad appena un centinaio di metri dalla casa dei Morlando, un’abitazione di un piano in via Monte Sion, quasi al centro di Giugliano, uno dei più popolosi centri a nord di Napoli.  Percorre il vicoletto che porta alla chiesa di Sant’Anna in poco meno di un minuto. Sta pensando a quando sarà il giorno di Natale, forse riuscirà ad organizzare una festa con gli altri ragazzi per ballare  e stare tra amici o forse no, sta pensando al giorno che si sposerà, alla famiglia, ai figli, ai panni da lavare, al concorso per essere assunta nella scuola pubblica... All’improvviso ha un soprassalto. Sente sparare. Sembrano mortaretti. I ragazzi in questo periodo ne sparano a bizzeffe. Ma lei non si è mai abituata. Le fanno sempre un certo effetto. Stavolta, però, Mena si sbaglia, non sono mortaretti, è proprio una sparatoria. Mena non ha il tempo di accorgersi di niente. Sente solo urlare da una parte all’altra della strada. Si trova tra due fuochi senza capire il perché. Vorrebbe mettersi in salvo. Sbarra gli occhi dalla paura. Non fa in tempo a scappare e un attimo dopo viene colpita da un proiettile calibro nove dietro il collo. Dal basso verso l’alto. Il proiettile le esce dalla fronte. Mena cade a terra. Muore in un attimo portando con sé i suoi sogni. Niente più concorso. Niente più ragazzo. Niente più matrimonio. Niente balletti. Niente amici.
La vita di Mena Morlando si chiude una settimana prima del Natale del 1980, come un libro che non si aprirà mai più.
Mena si era trovata per puro caso in mezzo ad una sparatoria tra bande camorristiche rivali. Un regolamento di conti tra Francesco Bidognetti, boss emergente della camorra casalese,  in soggiorno obbligato a Giugliano,  con vecchi esponenti della Nuova Camorra Organizzata,  affiliati al boss  Raffaele Cutolo.
C'è voluto un pò per cominciare a restituire dignità a questa ragazza, come per altre vittime innocenti di camorra, perché su quell'assurda morte sono circolate versioni infamanti. Per anni la famiglia ha vissuto il dramma in silenzio e di Mena nessuno più si è ricordato. A Mena Morlando un anno fa è stato intitolato il presidio di Libera di Giugliano. Non è molto, ma è il modo per non dimenticare chi non ha avuto la possibilità di vivere la propria vita per colpa di delinquenti che meritano solo il disprezzo di tutti noi.

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